Pubblicato su politicadomani Num 83/84 - Settembre/Ottobre 2008

Imprese
Oltre la crisi
Responsabilità e Relazione: nuova imprenditorialità con il Microcredito

Riflessioni attorno a un sistema “not for profit” che va oltre il no-profit, che ruota attorno alla assunzione di responsabilità, all’autodisciplina, e che, più che alla quantità dei risultati, punta sulla qualità della relazione umana e delle ricadute sociali prodotte

di Manlio d'Agostino

La nostra società - non solo quella italiana - sta vivendo un periodo tanto travagliato quanto complesso, alla ricerca di una rinnovata identità e di “moderni” valori e punti di riferimento. Al centro delle cronache di quest’ultimo periodo vi è certamente la crisi socioeconomica, che si manifesta in varie forme: da quella finanziaria (dai subprime in poi) a quella delle “materie prime” (che tocca i Paesi più poveri e non solo) per arrivare a quella - non meno importante - dei valori. Probabilmente il fattore comune di questi aspetti è proprio la difficoltà dei manager (pubblici e privati) di mettere l’economia al servizio della società, e non il contrario.
Ed i segnali in tal senso sono molteplici e svariati.
Qualche tempo fa, dalle colonne del Financial Times l’ammiraglio emerito Jeremy Larken, facendo riferimento alla disciplina militare riproponeva il valore ed il tema della “fiducia reciproca tra individui” come punto di forza, anche di una nuova comunità. È un dato importante poiché dimostra che appartenere alla categoria dei “primi”, significa non per privilegi ma per senso di responsabilità.
Tra i temi trasversali vi è certamente il legame che si instaura tra due soggetti: una fiducia, per l’appunto, che presuppone la reciproca considerazione di affidabilità. Terminologia che richiama, ad esempio, l’accesso al credito con il chiaro riferimento sia ai dettami di Basilea 2 che ai moderni strumenti di microcredito evolutisi in quelli di microfinanza (ad esempio, microleasing ed il microfactoring) in cui la relazione tra le parti diventa conditio sine qua non.

Un percorso che si basa sulla conoscenza (sia reciproca, ma anche del contesto) nonché della credibilità, senza poter, ovviamente, prescindere dal senso di responsabilità di ciascun attore.
Se da un lato l’Accordo di Basilea si fonda sulla necessità di misurare “quantitativamente” (riducendosi spesso ad un semplice numero) i rischi derivanti dalla concessione di credito, dall’altro il rapporto di credito, secondo il modello della Microfinanza, si basa sulla capacità di creare una solida relazione in grado di implementare (ovvero fare nascere e sviluppare) sia la fiducia dei singoli attori che del rapporto che li lega.
Si potrebbe azzardare una affermazione per cui “Basilea 2” impone un modello in cui il sistema bancario/finanziario non crede nelle potenzialità della controparte e ne detta regole rigide di autosalvaguardia; nel secondo, al contrario, vi è una condivisione del progetto e degli ideali, basati sulla conoscenza e responsabilità reciproca (chi concede di indirizzare nel percorso, mentre chi riceve di rispettare e comprenderne il valore - non solo monetario - dell’aiuto). 
Offrire modelli integrati come quelli della “Microfinanza con Senior Partner” risponde concretamente alla esigenza di conciliare la formazione di una nuova cultura finanziaria (la cui mancanza, in molti casi, è stata la causa dell’eccessivo indebitamento di alcune categorie di individui), con il riconoscimento di un percorso per la soluzione (o meglio ancora alla prevenzione) di uno stato di indigenza - che spesso sfocia in uno svilimento morale - ed ancora con l’incoraggiamento verso una moltitudine di azioni responsabili di costruzione delle premesse per una ripresa sociale.
Oggigiorno è importante che una “impresa” (nei suoi svariati significati) si distingua, non tanto e non solo, per il modello gestionale adottato, ma soprattutto per le finalità che persegue.
Se è vero l’assunto per cui l’economia è al servizio della società, la microfinanza supportata da un mentore (il modello UCID l’ha battezzata con Senior Partner, sperimentandolo con successo in Basilicata) può essere applicata ad una azienda che produce reddito ma, anziché questa avere natura speculativa (ovvero finalizzata alla distribuzione degli utili agli shareholders), sarà destinata alla propria sopravvivenza ed alla soddisfazione di tutti gli stakeholders, oltre che puntare al miglioramento delle condizioni sociali.
Un sistema “not for profit” che supera il no-profit e si basa sull’assunzione di responsabilità, ruota intorno all’autodisciplina, puntando non tanto alla quantità dei risultati ma piuttosto sulla qualità della relazione umana e delle ricadute sociali prodotte.
Oltretutto questa nuova generazione di strumenti si traducono in opportunità concrete, con positive ricadute dirette sui territori su cui vengono promossi: una “arma” in più per scoraggiare la “fuga dei cervelli” (anche solo dal Sud al Nord) nonché per contribuire a creare un clima di maggiore legalità.
Ritornare alla valorizzazione delle potenzialità personali delle vocazioni locali, significa anche sostenibilità: basarsi su progetti endogeni di sviluppo, che mettano a frutto i precedenti investimenti formativi con il fine di innescare processi ad alto valore aggiunto, favorendo positive ricadute sociali e benessere diffuso. Inoltre - ma certamente non per ultimo - permettono di avviare (o riavviare) il volando dell’innovazione e dell’attrattività degli investimenti esogeni.
Attivare nuove imprenditorialità attraverso la microfinanza con il supporto di un  senior partner significa irrobustire un modello di sviluppo al passo con i tempi, fondato sui principi di sussidiarietà, e sui valori di partecipazione alla costruzione del Bene Comune.

 

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